Il Processo di Formazione a scuola

Il Processo di Formazione

(le Ragioni – la Progettazione – le modalità di Svolgimento – il Controllo)

Mario Malizia

Il Servizio Scolastico Nazionale di Istruzione e Formazione persegue una Finalità ritenuta fondamentale per il futuro della società nella quale la scuola opera: contribuire, insieme a tutti gli altri contesti nei quali gli alunni, nelle loro qualità di figli e di cittadini, acquisiscono conoscenze e maturano esperienze quotidianamente. Ciò per dare vita, nel tempo, progressivamente e con sempre maggiore consapevolezza e responsabilità, a persone connotate dalla doppia dimensione di uomo e di cittadino, le cui caratteristiche possono essere sintetizzate in due definizioni:

  • l’uomo è quel soggetto-persona in grado di testimoniare la conoscenza, la pratica ed il rispetto dei valori universali della persona;
  • il cittadino è quel soggetto-persona in grado di mettere a disposizione della comunità di cui fa parte (società) le sue competenze professionali e le sue capacità personali per migliorare le condizioni di vita di tutti.

La Costituzione italiana assegna, quindi, al Servizio Scolastico Nazionale di Istruzione e Formazione il compito di contribuire, in modo sostanziale e, soprattutto strutturale, alla formazione di persone (uomini/cittadini) connotate dal possesso e dalla capacità d’uso funzionale:

  • degli strumenti culturali: linguaggi verbali, iconici, gestuali, artistico/musicali, matematico/scientifici, storico/geografici, economico/sociali, frutto dell’istruzione;
  • della conoscenza e della capacità di testimoniare la pratica, in situazione, dei valori della persona umana, frutto del processo edu/formativo scientificamente fondato su teorie socio-psico-pedagogiche e sulla base dei documenti internazionali che riguardano i diritti della persona;
  • delle capacità di relazionarsi con gli altri in situazioni informali, per ragioni personali; formali, per ragioni legati al lavoro o per lo svolgimento di compiti istituzionali e professionali quando si fa riferimento alle capacità relazionali di una persona dotata di intelligenza emotiva, in grado di riconoscere negli altri l’espressione della pratica dei valori che li caratterizzano e di avvertire la necessità di aderire ad essi e rispettarli.

Tale compito può essere assolto anche con il contributo intenzionale e scientifico che può offrire il contesto-scuola (formale), il quale si avvale anche della sistematicità con la quale può svolgerlo, ma anche con l’apporto  delle esperienze che maturano quotidianamente nei contesti “non formali” e “informali”, sebbene in modo occasionale e senza la mediazione scientifica che, invece, connota la scuola, la quale è impegnata a coordinarle e arricchirle in modo significativo, orientandole alla finalità perseguita.

I punti di riferimento per la realizzazione di un processo formativo in grado di assolvere il compito assegnato al S. N. I. e F. sono costituiti:

  • dal Profilo dello Studente, relativo alle competenze che gli alunni dovranno possedere al termine del 1° ciclo di istruzione;
  • dai Profili degli studenti dei Percorsi liceali, degli Istituti Tecnici e degli Istituti Professionali ((P.E.Cu.P.), che costituiscono i punti di arrivo dei due cicli e racchiudono le conoscenze, le competenze, le abilità, gli atteggiamenti e i comportamenti

Il Processo di Formazione si avvale dei contenuti del processo di apprendimento (Istruzione) e acquisisce senso in virtù del Processo Educativo, che si avvale della Mediazione Didattica come strumento mediante il quale ognuno degli alunni è accompagnato sia all’apprendimento che alla maturazione di atteggiamenti e, quindi, di comportamenti positivi in rapporto ai principi della relazionalità e della cooperazione (Educazione).

Questi processi sono alimentati, altresì, da occasioni di esperienze variegate vissute in contesti NON FORMALI (chiesa, casa, sport, lavoro, associazionismo) e INFORMALI (strada, bar, altro) e producono effetti positivi (Equilibrio) solo se coordinati dal contesto FORMALE (Scuola) e orientate alla finalità perseguita dal Servizio Nazionale di Istruzione.

Il contesto FORMALE è quello appositamente strutturato in funzione della realizzazione di uno scopo (in questo caso: la Formazione multidimensionale) ed è connotato da:

  • Intenzionalità (predisposizione di uno specifico progetto);
  • Scientificità (lo specifico progetto è fondato su teorie scientifiche universalmente riconosciute e condotto da specialisti, come i docenti);
  • Sistematicità (svolgimento delle attività necessarie secondo una scansione temporale continua e progressiva)

Il contesto NON FORMALE è, invece, un ambiente appositamente organizzato per uno scopo “mono-dimensionale” (lo sport – la religione – l’impresa – la famiglia) e non globale come la formazione multidimensionale della persona.

Le attività non sono né intenzionali, né scientifiche; non sono condotte da specialisti e non sono svolte secondo una scansione temporale specifica, ma occasionalmente, pur avvalendosi, comunque, di un mediatore (coach; sacerdote; esperto di settore, genitore), probabilmente esperto, ma non sempre in grado di praticare le strategie didattiche e comunicativo-relazionali più opportune su soggetti, ognuno diverso dall’altro, che hanno bisogno di vedersi adattati alle proprie caratteristiche i processi di apprendimento, di educazione, di formazione e le corrispondenti metodologie didattiche, nonché le strategie funzionali ad una coinvolgente e motivante relazione.

 

CONTENUTI E AMBIENTI DI APPRENDIMENTO E FORMAZIONE

Il Processo di Formazione, che ha origine con la nascita della persona e si conclude con la fine del percorso di vita, si avvale di SAPERI (Conoscenze) ed ESPERIENZE (Abilità), che alimentano, senza soluzione di continuità, la dotazione conoscitivo/esperienziale di ogni essere umano e determinano, nel bene e nel male, tutto ciò che ognuno fa o subisce in tutto l’arco della vita.

Ogni volta che una persona acquisisce una conoscenza o vive un’esperienza, il proprio processo di formazione registra una crescita, che assume diverso significato e valore a seconda dell’ambiente nel quale sono state maturate (formale – non formale – informale)

Il Processo formativo è alimentato da:

  • un processo di apprendimento, attraverso il quale gli alunni acquisiscono saperi specifici;
  • un processo esperienziale che si concretizza mediante occasioni di vita vissuta, sia in contesti diversi da quello scolastico, sia in quello scolastico, sotto forma di sperimentazione (didattica laboratoriale e metodologie cooperative).

Azione della scuola:

  • le conoscenze acquisite in contesti diversi da quello scolastico (SAPERI), portati a scuola e utilizzati in attività di sperimentazione assistita (Mediazione didattica) si trasformano in esperienze proprio in virtù della sperimentazione su compiti autentici o, in alternativa su compiti di realtà, qualora si riscontrassero difficoltà organizzativo/operative.
  • le esperienze maturate in contesti diversi da quello scolastico (ESPERIENZE), raccontate a scuola e analizzate insieme ai compagni ed agli insegnanti; sperimentate in attività laboratoriali che consentano di risalire alle cause che le hanno determinate, si trasformano in saperi consapevoli e vengono riproposti in forma personale e scientifica (SAPERI);

Dalla scuola ci si attende che l’alunno:

  • in virtù e per merito dell’azione della scuola, si avvii ad abbandonare i panni dell’alunno per vestire gradualmente quelli di persona;
  • contribuisca alla formazione di una cittadinanza più attenta alle sempre nuove e diverse esigenze dei propri concittadini;
  • s’impegni per la nascita di un nuovo umanesimo nel quale ognuno possa sentirsi a casa propria in qualsiasi parte del mondo si trovi, consapevole che ciò che succede nel contesto locale di vita può avere influenza in qualsiasi parte del mondo e/o subire l’influenza di ciò che accade a livello planetario.

LA SCUOLA: cosa e come fa per realizzare la finalità ad essa assegnata

  1. PROGETTA (in modo intenzionale e scientifico) il Processo di Formazione, articolato per Obiettivi Formativi, desunti dal Profilo dello Studente dell’ordine di scuola frequentato dagli alunni e, quindi,
  • seleziona le COMPETENZE da far maturare, già previste dal Curricolo Verticale dell’Istituzione scolastica poiché costruito sulla base delle Competenze europee del 2018, ma anche delle Indicazioni Nazionali per il curricolo 2012 (per il 1° Ciclo di Istruzione); delle Indicazioni Nazionali per i Percorsi liceali (per ognuno dei percorsi liceali); degli Assi Culturali (per il 1° Biennio degli Istituti Tecnici e Professionali); delle Linee-Guida (per il 2° Biennio e il 5° anno della scuola secondaria di 2° Grado);
  1. PREDISPONE il Processo di Apprendimento, selezionando i contenuti dalle discipline descritte nei documenti appena citati;
  2. ELABORA (collegialmente) la Programmazione didattica a lungo termine, nella quale descrive dettagliatamente gli Obiettivi di Apprendimento (cognitivi), cioè le Conoscenze da far acquisire agli alunni nel corso di ogni anno scolastico, desumendole dai piani di studio di ognuna delle discipline del curricolo scolastico, raccordandole con le competenze perseguite, indicando le metodologie didattiche ritenute più opportune e strutturando un sistema di controllo (Verifica e Valutazione) con riferimento alle tipologie di prove di profitto che si intendono mettere in atto ed ai criteri di interpretazione dei dati, in rapporto ai livelli stabiliti dalla certificazione delle competenze a livello nazionale per ognuna delle tipologie di scuola.

Per rendere operativa con scientificità e sistematicità la progettazione descritta, la scuola dovrà ora procedere con la fase di Pianificazione, cioè dettagliare le proprie azioni, in coerenza con le intenzioni dichiarate.

Utilizzando i tempi e le modalità organizzative consentite dalla Legge sull’Autonomia, gli insegnanti, riuniti in dipartimenti o consigli di interclasse o di classe, progettano periodicamente (settimanalmente o quindicinalmente o con altri tempi, i Percorsi didattici corrispondenti e le attività quotidiane che dovranno, gradualmente, sviluppare le tappe della programmazione a lungo termine e, quindi, della progettazione curricolare d’istituto per accompagnare, passo passo, ogni alunno ad avvicinarsi il più possibile ad assumere le connotazioni descritte nel profilo d’uscita del grado di scuola che frequenta e cominciare ad intravedere, in prospettiva e vagamente, l’uomo/cittadino di domani.

Sarà, quindi, necessario allestire, di volta in volta, il contesto di apprendimento perché risulti sempre funzionale ad assumere il ruolo di facilitatore per gli alunni e di supporto alle teorie sottese all’attività in svolgimento, anche mediante le opportune metodologie e strategie didattiche e l’attivazione di un canale comunicativo-relazionale fondato sull’empatia e sulla fiducia reciproca fra alunni ed insegnante.

Tutto ciò presuppone che le istituzioni scolastiche siano dotate di docenti in possesso di un’adeguata competenza epistemologica e siano in possesso, altresì, di conoscenze nel campo della Psicologia dell’apprendimento, oltre che “informati” su alcuni specifici aspetti della Psicologia dell’età evolutiva, riguardante la fascia di età degli alunni con i quali si relazionano per evitare che il rapporto non sfoci in conflitto fra “controparti”.

Occorre, ancora, che venga adottato un sistema di controllo, organizzato con le modalità già indicate in questo testo, il quale non punti a classificare gli alunni da eccellenti ad incapaci, ma che costituisca un segnale di attenzione per i docenti e che indichi la strada per progettare attività compensative, in grado di accompagnare ognuno degli alunni a registrare il miglior risultato possibile, in rapporto alle proprie potenzialità ed alla dotazione conoscitivo-esperienziale che possiede.

Tale sistema è bene che si avvalga di prove di verifica, scientificamente fondate, e di criteri di valutazione collegialmente condivisi da tutti i docenti del team, approvate dal collegio dei docenti, coerenti con il curricolo verticale dell’istituzione scolastica e discussi, ove possibile, con gli stessi alunni ed i loro genitori.

Tale modalità operativa tende a responsabilizzare gli alunni poiché, sicuramente, contribuisce:

  • a renderli consapevoli circa il progetto edu/formativo e cognitivo al quale partecipano da attori e non da spettatori, insieme agli insegnanti;
  • a far percepire ognuno di loro “apprezzato”, oltre che protagonista del proprio percorso formativo.

La Valutazione non è uno strumento per esprimere “giudizi”, ma per indurre alla riflessione docenti ed alunni perché ognuno di loro, in rapporto ai propri compiti istituzionali, possa ricavarne le “informazioni” più attendibili ed utili per “migliorare” i processi ai quali contribuiscono:

  • quello cognitivo/formativo, per quanto riguarda gli alunni;
  • quello di insegnamento e quello comunicativo-relazionale, per quanto riguarda i docenti.

BIBLIOGRAFIA

Nota esplicativa:

Questo articolo non ha la pretesa di porre e/o discutere/confutare tematiche scientifiche, ma quella di indicare una strada operativa ai docenti perché contribuiscano a dare vita ad una scuola inclusiva e di qualità. Per tale ragione non farà riferimento a teorie ed autori, ma esclusivamente ai documenti ministeriali su cui il Servizio Nazionale di Istruzione e Formazione fonda la normativa scolastica, oggi vigente.

  • Indicazioni Nazionali per il Curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo di Istruzione, 2012;
  • Assi Culturali
  • Indicazioni Nazionali per i Percorsi liceali;
  • Linee-Guida per gli Istituti Tecnici e Professionali;
  • Certificazione delle Competenze.

Cosenza, 15.01.2023

Il Sistema di Controllo in ambito scolastico

La verifica e la valutazione dei processi di apprendimento e di formazione, funzionali a rendere lo studente consapevole del proprio apprendimento, a creare le condizioni per la maturazione del successo scolastico e a limitare l’abbandono.

Mario Malizia

Il sistema di controllo, in ambito scolastico, si colloca in modo speculare alla progettualità, già nella fase ideativa, con il compito di esaminarne gli obiettivi proposti; stabilire la fattibilità di realizzazione del processo per mezzo del quale perseguirli; monitorare lo svolgimento delle azioni; decidere i necessari adeguamenti; verificare la relazione obiettivo perseguito/esito raggiunto; valutare l’efficacia del processo messo in atto.

Perché tale sistema funzioni, occorre che i docenti siano in possesso della competenza docimologica, la quale richiede macro-conoscenze sia nel campo della verifica, per la produzione di prove di profitto oggettive e/o non formalizzate, funzionali ad accertare il possesso delle conoscenze ritenute indispensabili alla maturazione delle competenze attese e descritte nel curricolo, sia nel campo della valutazione, per l’interpretazione dei dati emersi dalla verifica e l’articolazione dei criteri interpretativi degli stessi.

I docenti devono, infatti, essere in grado di “tradurre” in attività didattiche coerenti tra di loro il progetto formativo sotteso alle finalità del sistema scolastico e, per farlo, devono, già in fase di progettazione, individuare gli indicatori da monitorare confrontandoli sistematicamente con l’impianto teorico-scientifico su cui si fonda il progetto formativo; devono, altresì, elaborare la programmazione del processo di apprendimento, che costituisce lo strumento operativo e, ancora, la pianificazione delle attività didattiche, che rappresentano le singole tessere dell’intero mosaico costituito dal processo formativo.

Essere in possesso della competenza docimologica consente ai docenti

  • di evitare l’occasionalità nell’erogazione dell’attività didattica;
  • di assicurare ad ognuno degli alunni il diritto oggettivo all’apprendimento ed alla formazione;
  • di garantire ad ogni alunno il rispetto delle proprie peculiarità apprenditive e realizzative;
  • di esprimere valutazioni fondate scientificamente;
  • di accompagnare gli alunni a riflettere sui percorsi generativi delle conoscenze acquisite e sui livelli di competenza maturati

perché non solo possano consapevolizzarsi circa le proprie potenzialità, ma anche e soprattutto perché acquisiscano fiducia nei confronti della scuola, dei suoi operatori e sviluppino quegli atteggiamenti positivi che possono consentire loro di maturare, nei confronti della loro esperienza scolastica, una “vision” positiva in grado di “promettere” la prospettiva della realizzazione del loro progetto di vita.

Il sistema si avvale di due strumenti:

  • La Verifica, per l’accertamento delle conoscenze acquisite durante il processo

di apprendimento, che costituiscono i fondamenti delle competenze attese, e si avvale di prove di profitto, che possono essere non formalizzate e/o oggettive.

2) La Valutazione, per l’accertamento delle competenze maturate, degli atteggiamenti e dei comportamenti connessi al processo formativo. Essa si avvale di criteri interpretativi, collegialmente individuati dal collegio dei docenti dell’intera Istituzione scolastica.

Esso si applica in tre fasi, coerenti tra di loro:

  • Verifica Iniziale e Valutazione Diagnostica
  • Verifica in Itinere e Valutazione Formativa
  • Verifica Finale e Valutazione Sommativa

Fase n. 1

La Verifica iniziale ha come obiettivo la “FATTIBILITÀ” di ciò che si intende realizzare e

presuppone sempre il ricorso a “prove oggettive”.

Si effettua in tre occasioni:

  1. prima di articolare il curricolo verticale dell’istituzione scolastica e coinvolge tutto il collegio dei docenti nell’individuazione delle competenze e, quindi, degli Obiettivi Formativi, da perseguire in rapporto al profilo dello studente;

 

  1. prima di articolare la programmazione didattica a lungo termine, riferita all’intero percorso di apprendimento dell’istituzione scolastica, e coinvolge tutto il collegio dei docenti nella selezione delle conoscenze indispensabili (Obiettivi cognitivi) a dare contenuto e senso agli Obiettivi formativi e, quindi, al processo formativo;

 

  1. prima di ogni proposta di attività didattica agli alunni, con l’obiettivo di accertare le pre-conoscenze indispensabili a consentire lo sviluppo dell’attività senza particolari difficoltà e ad assicurarsi la partecipazione attiva di ognuno degli studenti.

 

La Valutazione diagnostica (strettamente correlata alla Verifica iniziale, che ne è

propedeutica), si avvale di CRITERI, stabiliti e condivisi collegialmente a priori da tutti

i docenti dell’istituzione scolastica, per quanto riguarda il curricolo verticale e la

programmazione didattica a lungo termine, e dai consigli di intersezione (Scuola dell’Infanzia), di interclasse (Scuola Primaria), di classe (Scuola Secondaria di 1° e di 2° Grado), con il coinvolgimento, ove possibile, degli alunni e delle famiglie.

 

Fase n. 2

La Verifica in Itinere ha come obiettivo la rilevazione delle difficoltà riscontrare dagli alunni durante lo svolgimento delle attività didattiche quotidiane e la “compensazione” delle stesse. Questa modalità di verifica presuppone il ricorso a prove non formalizzate (domande; richiese di spiegazioni,  approfondimenti, informazioni aggiuntive; dialogo, ecc.) da parte del docente per non interrompere il processo produttivo degli alunni e compromettere la concentrazione, ma per stimolare, arricchire, ri-orientare ciò che gli studenti stanno producendo.

 

La Valutazione Formativa  (strettamente correlata alla Verifica in Itinere) si fonda sul criterio dell’accompagnamento ed ha come scopo quello di non compromettere il processo di apprendimento, ma di aiutarlo a svolgersi regolarmente, fornendo man mano le integrazioni alle difficoltà che emergono e di impedire, così, l’abbassamento dell’autostima degli studenti.

La valutazione, in tale ottica, assume un significato positivo in relazione alla dispersione scolastica perché ogni studente è supportato, guidato, ri-orientato e, ragionevolmente condotto alla concretizzazione del risultato positivo.

Fase 3

La Verifica finale ha come obiettivo la consapevolizzazione, da parte degli studenti, circa le conoscenze acquisite e, soprattutto, circa le modalità con le quali esse sono state conseguite.

Tale modalità di verifica consente al docente di rendersi conto di quanto hanno inciso le strategie didattiche messe in atto sugli apprendimenti degli studenti e ragionare su come orientare l’insegnamento per consentire ad ognuno di pervenire agli esiti attesi e favorire l’autostima, che costituisce la prima essenziale condizione per la limitazione della dispersione scolastica (Piero Romei).

La Valutazione sommativa (strettamente correlata alla Verifica finale) ha per obiettivo la riflessione, da parte degli studenti, guidati e assistiti dai docenti, sui processi di apprendimento che hanno determinato il conseguimento delle conoscenze in loro possesso e sulle possibili applicazioni delle stesse in situazioni e campi diversi (K. Popper).

Ciò consente:

  • agli studenti di rendersi conto della maturazione di competenze che permettono loro di “fare” qualcosa che prima non sapevano “fare”;
  • ai docenti di rendersi conto se il processo di apprendimento ha risposto alle aspettative ed ha prodotto gli effetti attesi sul processo di formazione.

Questo consentirà loro di valutare complessivamente l’efficacia dell’organizzazione effettuata, delle scelte metodologiche adottate, delle didattiche disciplinari impiegate, della relazione instaurata, della comunicazione didattica praticata.

È proprio dalla riflessione su quanto appena elencato che ogni docente, e quindi ogni Istituzione scolastica, può intervenire efficacemente per “avvicinare” sempre più e meglio la scuola ad ognuno degli alunni e prevenire gli effetti devastanti dell’abbandono.

Il Sistema di controllo, costituito dalla VERIFICA e dalla VALUTAZIONE, come si evince da quanto appena illustrato è strettamente legato al fenomeno della dispersione scolastica ed è proprio su questo sistema che occorre intervenire decisamente perché si configuri come strumento fondamentale per “trattenere” gli alunni di ogni età a scuola, non per mezzo dell’obbligo imposto, ma per l’interesse che essa riesce a creare e a mantenere nel tempo.

 

 

La Professionalità docente nella scuola di qualità

La professionalità docente e la qualità della didattica, fattori decisivi per rendere lo studente protagonista del proprio apprendimento

 Mario Malizia

La scuola di qualità, afferma Piero Romei, è quella in grado di dichiarare a priori gli standard degli esiti attesi e di progettare, quindi, dettagliatamente il processo di insegnamento ritenuto più adatto a realizzare il conseguente apprendimento degli alunni, definito “significativo”. A questa tipologia di scuola occorrono docenti dotati di competenze professionali in grado di metterli nelle migliori condizioni per svolgere l’insegnamento in modo intenzionale, sistematico e scientifico,

  • analizzando il contesto nel quale operano per rilevare le problematicità, le opportunità, le risorse disponibili;
  • progettando i processi di formazione e di apprendimento sulla base dei profili degli studenti e dei documenti costitutivi del servizio scolastico (Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 1° Ciclo d’Istruzione e dei Percorsi liceali; Assi culturali; Linee Guida per gli Istituti Tecnici e Professionali) e, quotidianamente, le attività didattiche da proporre agli alunni;
  • organizzando, di volta in volta, il contesto nel quale svolgere le attività didattiche, tenendo in considerazione le necessità dettate dalle teorie che sostengono scientificamente gli apprendimenti da realizzare (epistemologia delle discipline interessate) e le caratteristiche di apprendimento di ognuno degli alunni (psicologia dell’apprendimento);
  • padroneggiando l’impianto epistemologico delle discipline d’insegnamento, i loro metodi di indagine, le strategie metodologico-didattiche che permettono agli alunni di maturare apprendimenti significativi e giungere alla conquista della metacognizione;
  • praticando una ricca diversificazione didattica in grado di consentire a ciascun alunno di avere le occasioni di apprendimento a misura delle proprie possibilità, dei propri stili di apprendimento, delle intelligenze che meglio li caratterizzano (H. Gardner);
  • attuando una comunicazione efficace (dialogo; discussione; brainstorming; confronto; manifestazione di proposte, idee, punti di vista) in grado di creare le migliori condizioni perché ogni alunno possa avere l’opportunità di ricevere risposta ad ogni sua perplessità, ad ogni dubbio, ad ogni incertezza e di percepirsi protagonista del proprio apprendimento e della propria formazione. Proprio questa particolare competenza consente al docente di utilizzare la propria intelligenza emotiva; entrare in sintonia con gli alunni; farsi carico dei loro problemi; farsi percepire come soggetto disponibile a fornire il proprio aiuto e, quindi, a limitare, se non ad impedire il fenomeno degli abbandoni e, quindi, della dispersione scolastica;
  • utilizzando il linguaggio e gli strumenti digitali sia per la progettazione, la ricerca, la documentazione sia per la didattica quotidiana, in modo da consentire ai propri alunni di operare mediante i dispositivi di cui si servono quotidianamente per le loro necessità e di avere l’opportunità di educarsi ad un uso scientifico di essi; ad un uso consapevole e rispettoso dei diritti degli altri;
  • tenendo sotto monitoraggio la propria attività, da quella analitica a quella progettuale; da quella organizzativa a quella didattica e comunicativa, utilizzando gli strumenti della verifica e della valutazione che, come vedremo in questo stesso testo, assumono un enorme valore per la rilevazione delle problematicità, per la compensazione delle difficoltà di apprendimento e, soprattutto, per capire cosa e come agire per evitare o, almeno limitare, il fenomeno della dispersione scolastica.

La professionalità docente assume, quindi, una rilevanza sostanziale sia per l’apprendimento degli studenti che non registrano particolari problemi, sia per gli studenti che, invece, ne presentano molti e diversificati e che generano sempre un disagio più o meno accentuato che, spesso, fa avvertire a questi soggetti di non trovarsi nel posto più adatto e dà vita al tanto diffuso bullismo ed anche all’abbandono scolastico.

Una professionalità fondata su specifiche conoscenze antropologiche e psicopedagogiche, oltre che disciplinari, unite alla disponibilità per la collegialità ed il dialogo con tutto il personale della scuola in cui si opera, può consentire una più attenta progettazione delle attività didattiche ed una conduzione delle stesse capaci di rispettare le esigenze di ogni alunno e produrre effetti positivi non solo nella qualità dell’apprendimento, ma anche e soprattutto nella nascita e nella conservazione della motivazione e creare le condizioni ottimali perché gli alunni stiano bene nel contesto scolastico, percepiscano il rispetto che si aspettano, si sentano protagonisti e non desiderino privarsi delle occasioni che una scuola organizzata e scientificamente condotta può loro offrire.

Competenza docimologica e Professionalità docente

Mario Malizia

La professionalità docente è caratterizzata dal padroneggiamento di alcune specifiche competenze e richiede a chi la possiede una flessibilità mentale che permetta di adattarne la pratica alle sempre nuove necessità generate dal dinamismo, oggi più che mai esasperato, che connota la società e, specularmente, la cultura che ne costituisce il fondamento.

Ai docenti di ogni grado scolastico, a partite dalla scuola dell’infanzia e fino all’università, è richiesto non tanto di assecondare e sostenere i processi che in tali situazioni si innescano, gestendo di fatto il quotidiano, ma di prevederne la nascita ed i possibili sviluppi in termini di potenzialità positive e d’individuarne in tempo le sempre possibili criticità. Tutto ciò per “gestirli” sulla base di dettagliati progetti intenzionalmente predisposti, sistematicamente condotti, scientificamente fondati e monitorati costantemente per coglierne le opportunità e limitarne le problematicità, tipiche delle azioni occasionali.

Lo studio approfondito, e non la lettura estensiva e occasionale, delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012, ma anche di quelle precedenti, indica senza ombra di dubbio la finalità perseguita dalla scuola, intesa come Sistema Formativo Nazionale.

Ad essa, infatti, viene assegnato dalla Carta Costituzionale il compito di fornire il contributo più decisivo per il raggiungimento di tale meta, in virtù della capacità progettuale, della pratica didattica, della competenza docimologia degli insegnanti che in essa operano, e delle potenzialità organizzative favorite dall’autonomia di cui gode già da tempo.

Accompagnare gli alunni di ogni età, tenendo conto delle peculiarità di ognuno di loro, che richiedono “attenzioni” progettuali e didattiche diversificate, nello svolgimento del processo formativo, vuol dire progettare per loro adeguati processi di apprendimento in grado di renderli protagonisti della loro crescita e della loro formazione.

Ai docenti, quindi, viene richiesto un ulteriore compito: quello di selezionare le conoscenze utili a favorire la maturazione delle competenze che si “intravedono” opportunamente diffuse nel profilo dello studente in uscita dalla Scuola secondaria di primo grado e pubblicato nelle Indicazioni Nazionali citate, e perseguirle mediante attività didattiche tra di esse coordinate e scientificamente organizzate in percorsi coerenti, funzionali alla maturazione di apprendimenti significativi (metacognitivi) capaci di consentire ad ognuno degli alunni di dotarsi degli strumenti culturali idonei per accedere a fonti diversificate di conoscenza; per consentire l’elaborazione delle conoscenze acquisite; per consapevolizzarsi, mediante attività sperimentali, circa le proprie potenzialità.

Svolgere tale compito richiede ai docenti, altresì, vaste conoscenze nei campi della psicologia per l’apprendimento e della psicologia dello sviluppo e specifiche competenze, che possono così essere definite:

  1. analitica
  2. progettuale;
  3. organizzativa;
  4. epistemologica;
  5. didattica;
  6. docimologica.

Si tralascia, in questa occasione, ed in ossequio a quanto richiesto alla mia relazione, di discutere di tutte le competenze appena elencate e si pone l’attenzione su quella docimologica, oggetto del mio intervento.

La scuola di qualità: non quella che pretende dagli studenti l’accumulo di quantità esponenziali di informazioni da memorizzare e utilizzare chissà quando e per chissà quale scopo, ma quella che crea le migliori condizioni perché gli studenti imparino ad attingere da fonti diversificate le informazioni che servono, nel momento in cui servono, e le rielaborino mentalmente utilizzando la propria rete concettuale per adattarle alla situazione problematica che deve essere risolta, ha bisogno di professionisti che operino scientificamente, oltre che intenzionalmente e sistematicamente sulla base di una dettagliata progettazione dei processi che sostengono la formazione del futuro uomo/cittadino in grado di contribuire alla nascita del tanto atteso nuovo umanesimo.

Speculare alla progettualità, fin dalla fase ideativa, si colloca il sistema di controllo con il compito di esaminarne gli obiettivi proposti; stabilire la fattibilità del processo realizzativo; monitorare l’esecuzione delle azioni; consentire gli adeguamenti; valutare l’esito finale.

Per svolgere tale compito il sistema di controllo ha bisogno di docenti in possesso della competenza docimologica, la quale richiede macro-conoscenze sia nel campo della verifica, per la produzione di prove di profitto, oggettive e/o non formalizzate, funzionali ad accertare il possesso delle conoscenze ritenute indispensabili alla maturazione delle competenze attese, descritte nel curricolo, sia nel campo della valutazione, per l’interpretazione dei dati emersi dalla verifica e l’articolazione dei criteri interpretativi degli stessi.

I docenti devono, infatti, essere in grado di “tradurre” in attività didattiche coerenti tra di loro il progetto formativo sotteso alle finalità del sistema scolastico e, per farlo, devono, già in fase di progettazione, individuare gli indicatori da monitorare confrontandoli sistematicamente con l’impianto teorico-scientifico su cui si fonda il progetto formativo, la programmazione del processo di apprendimento, che ne costituisce lo strumento operativo e la pianificazione delle attività didattiche, che rappresentano le singole tessere dell’intero mosaico costituito dal processo formativo.

Essere in possesso della competenza docimologica consente ai docenti di evitare l’occasionalità nell’erogazione dell’attività didattica; di assicurare ad ognuno degli alunni il diritto oggettivo all’apprendimento ed alla formazione; di garantire ad ogni alunno il rispetto delle proprie peculiarità apprenditive e produttive; di esprimere valutazioni fondate scientificamente; di accompagnare gli alunni a riflettere sui percorsi generativi delle conoscenze acquisite e sui livelli di competenza maturati perché non solo possano consapevolizzarsi circa le proprie potenzialità, ma anche e soprattutto perché acquisiscano fiducia nei confronti della scuola, dei suoi operatori e sviluppino quegli atteggiamenti positivi che consentano loro di maturare, nei confronti della loro esperienza scolastica, una “vision” positiva in grado di promettere la prospettiva della realizzazione del loro progetto di vita.